La disparità di trattamento Nord-Sud non è mai stata così palese come in questi giorni di emergenza meteo. Interessata tutta la penisola, notizie e soldi solo per il Nord. Ma l’andazzo potrebbe cambiare, se il Sud cominciasse un serio boicottaggio della politica tradizionale, da subito.

Leggendo i social, in questi giorni, risulta palese ed evidente la spaccatura profonda “dei popoli” italiani . Chi sta con Matera, chi con Venezia, chi con entrambe. Inutile dire che la verità sta nel mezzo, ma le risorse, così come i riflettori mediatici, vanno solo da una parte.

E così dopo gli oltre 6 miliardi pubblici inabissati nella laguna della serenissima, arrivano i 20 milioni stanziati dal governo Conte, i 755 milioni sbloccati qualche mese fa per gli eventi climatici del 2018, senza contare l’assegno da 200 milioni che lo stato staccherà per l’ultimazione del Mose commissariato. Il totale fatelo voi. Virtù e diligenza della classe politica del nord nell’arraffare quanto più possibile e che, tuttavia, in questi giorni, e chissà perché, si è ben guardata dal tirare ancora in ballo l’autonomia differenziata. Di fatto nessuno ha tassato i veneti per reperire i fondi da destinare alle emergenze. No, i soldi sono stati presi dalla cassa pubblica, quindi tutti gli italiani hanno contribuito a soccorrere la serenissima. Perché? Perché è così che si fa in un paese civile e soprattutto unito.

Poi però guardi ad altre latitudini e ti imbatti in Matera, Gallipoli, Ischia, Messina, l’Aquila. Realtà altrettanto disastrate da eventi catastrofici di oggi e di ieri e che giacciono lì inermi nella loro desolazione e rassegnazione per essere geograficamente nel posto sbagliato di una “nazione” sbagliata. E non un euro stanziato, ma tanta solidarietà di circostanza, nella migliore delle ipotesi, o accuse di cialtroneria, abusivismo e malaffare, nella peggiore.

E ti accorgi, semmai avessi avuto bisogno di ulteriori conferme, che ci sono due pesi e due misure, ci sono due nazioni: una benedetta, l’altra maledetta. Solo che la maledetta contribuisce al benessere, alle emergenze e al tenore di vita di quella benedetta.

Se Matera, Gallipoli, Messina, Ischia, l’Aquila etc. fossero state, per loro fortuna, ubicate in posizioni geograficamente più “rilevanti” per questo esecutivo, così come per quelli passati e quelli che verranno, avrebbero ricevuto lo stesso trattamento di Venezia.

Alle nostre latitudini se n’è parlato tanto e sui social le opinioni, a torto o a ragione, impazzano; quindi eviterò di approfondire un argomento che dati alla mano è sotto gli occhi di tutte le persone intelligenti che vogliono guardare alla verità. Perché, ci scommetto, se Matera, Gallipoli, Messina, Ischia, l’Aquila etc. fossero state, per loro fortuna, ubicate in posizioni geograficamente più “rilevanti” per questo esecutivo, così come per quelli passati e quelli che verranno, avrebbero ricevuto lo stesso trattamento di Venezia. Allora, se rifletti un po’, giungi alla conclusione che non si tratta solo di geografia, ma anche di opportunismo politico, di visibilità…di voti. Il Pd, che contro ogni previsione si ritrova a governare, con l’operazione Venezia tenta, per l’ennesima volta, di ricucire al nord uno strappo che è diventato ormai una frattura scomposta e insanabile con il suo ex elettorato. Dimostra, nei fatti, di non aver ancora compreso la lezione Gentiloni del 2018 quando fu firmata l’intesa con Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna per l’autonomia leghista. Allora voti, in segno di “ringraziamento”, non ne arrivarono e c’è motivo di credere che anche questa volta l’esito non sarà diverso. La bramosia del recupero del voto, ha finito per contagiare anche i 5 stelle ed è arrivata fino a Conte che in un batter d’occhio ha stanziato 20 milioni di puro assistenzialismo, dimenticandosi, colpevolmente, della restante parte della penisola…quella che a lui sarebbe anche più vicina.

Non restino sorpresi allora, Conte & C., se fra tre anni, Renzi permettendo, questo governo, anche e soprattutto alla luce della bozza del ministro Boccia sull’autonomia differenziata, verrà archiviato dall’elettorato meridionale come l’ennesima presa in giro per il Sud. In che modo? A mio modesto avviso, esistono due modalità: la prima sarebbe il boicottaggio totale delle urne, propedeutico, in questi tre anni a venire, alla raccolta di firme per un referendum che abbia come oggetto la volontà di riunirsi in una macroregione; perfettamente costituzionale. E il referendum andrebbe fatto prima del termine del mandato di questo governo e dovrebbe essere promosso da esponenti della cultura che niente abbiano a che fare con la vecchia politica. Il pensiero in tal senso va sicuramente a Caldoro che, con Quagliariello, lo scorso anno lanciò la raccolta firme, salvo poi, giorni addietro, rispondere presente alla chiamata del Cavaliere che vorrebbe candidarlo di nuovo alla guida della Campania. Di questi personaggi, ne abbiamo piene le scatole e Il Borbonico l’aveva scritto!

Nessun partito politico si è mai occupato di dare al 34% della popolazione italiana le risorse che le spettano per legge, anzi in tempo di crisi le hanno drenate per destinarle ad altri lidi virtuosi, ottenendo la profonda depressione nella quale oggi versiamo.

L’altra possibilità, senza voler fare propaganda, si chiama M24A che inizia a prendere corpo e struttura in Sicilia, già a livello regionale, e in Campania, a livello locale. Su livesicilia.it Andrea Cannizzaro intervista il responsabile regionale del M24A Franco Calderone che ha il compito “di creare circoli nell’Isola e aggregare cittadini attorno a un progetto politico che intende candidarsi a tutti i maggiori appuntamenti elettorali”. Si spera già dalle prossime amministrative. L’intento è quello di riunire “tutti coloro che vogliono dire basta a chi ci fa passare per incapaci e per fannulloni. Chiediamo l’uguaglianza fra i territori e per questo pretendiamo che i nostri figli abbiano le stesse opportunità che hanno i figli delle famiglie del Nord. Il trattamento ricevuto dalle popolazioni meridionali è una forma di razzismo”. La differenza con gli altri? È presto detta: “Essere un movimento di meridionali per il meridione vuol dire essere totalmente slegati dalle segreterie di partito italiane. Negli ultimi tempi tutti hanno parlato di Sud. Lo ha fatto Miccichè, lo hanno fatto i vecchi democristiani e il Pd fa finta di parlarne. Ma a tutte queste persone non interessa nulla del Sud, o meglio, parlano del Sud ma poi fanno tutto il contrario di quelli che sono gli interessi del Mezzogiorno. Nel passato queste forze non hanno mai concluso nulla, perché nel momento in cui dovevano realizzarsi i progetti che pure avevano, venivano bloccati dalle segreterie nazionali dei partiti, che minacciavano la mancata ricandidatura. Per questo noi non vogliamo avere nulla a che fare con questo tipo di politica”. E così sia. Nessun partito politico, compresi i 5 Stelle, ha dimostrato di essere all’altezza quando si parla di politiche infrastrutturali e di sviluppo economico per il Sud, se non con piani straordinari che hanno lasciato e lasceranno sempre il tempo che trovano. Nessuno si è mai occupato di dare al 34% della popolazione italiana le risorse che le spettano per legge, l’ordinario, anzi in tempo di crisi le hanno drenate per destinarle ad altri lidi virtuosi, ottenendo la profonda depressione nella quale oggi versiamo.

L’ulteriore segnale della disillusione dei cittadini meridionali nei confronti della tradizionale classe politica, la riporta belvederenews.net , che racconta brevemente come a Maddaloni nasca il primo circolo M24A ad opera di un ex grillino, disilluso, come Giosuele Struffolino il quale, a breve, darà inizio anche alla fase di tesseramento.

In passato ci siamo portati in casa il nemico, ora è tempo di equità territoriale con la fervida speranza che l’opinione pubblica meridionale sia finalmente libera e scevra da ogni tipo di influenza.

Perché allora non dare fiducia a questa nuova e del tutto inaspettata presa di coscienza da parte di un Sud per troppo tempo maltrattato? Perché non fidarsi di questo nuovo appassionato progetto messo su da meridionali per il meridione? In passato ci siamo portati in casa il nemico, ora è tempo di equità territoriale con la fervida speranza che l’opinione pubblica meridionale sia finalmente libera e scevra da ogni tipo di influenza, in modo tale da esprimere la sua partecipazione anima corpo a questa causa sacrosanta.  

d.A.P.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

16 − tre =