Domenica 1° dicembre Pino Aprile ha presentato a Napoli, presso il Teatro Sannazzaro, il Movimento 24 Agosto – Equità Territoriale.

Con l’attenzione dei mezzi di informazione rivolta alle vicende del MES, il Movimento 24 Agosto Equità Territoriale si è incontrato a Napoli lo scorso 1° dicembre al teatro Sannazzaro per presentarsi alla città e ripercorrere tutte le sue tappe dalla Grancia ad oggi.

È stato il momento per conoscere le linee guida della creatura di Pino Aprile e dei suoi principali esponenti sia a livello nazionale che regionale.

Ma qual è il fine di M24A-ET; cosa esso vuole perseguire? Il fine è già nel nome: Equità Territoriale.

Il mito del nord efficiente, e di conseguenza del Sud palla al piede, è stato creato ad arte.

Come ci si arriva? Innanzitutto attraverso l’uscita da un sistema Nord-centrico, sostiene il referente per la Campania Avv. Giuseppe Ercolino. Il mito del nord efficiente, e di conseguenza del Sud palla al piede, è stato creato ad arte nel tempo attraverso la depauperazione del meridione e una disinformazione menzognera orchestrata ad arte. Queste due furberie hanno sottratto al Sud risorse pubbliche (62 mld all’anno) e forza lavoro specializzata (universitari, laureati etc.) che hanno contribuito, invece, allo sviluppo del settentrione, relegando noi a mero mercato interno dell’industria nordica.

M24A-ET si pone come baluardo alla secessione dei ricchi, operando nella coscienza di chi sa che i nostri figli non possono godere di meno diritti, meno servizi e meno cure rispetto ai figli di altri connazionali a causa di speculazioni economiche che sottraggono loro risorse solo perché nati a Sud.

M24A-ET vuole rispondere all’esigenza della gente del Sud che è quella di voler fare, finalmente, l’Italia, quell’Italia che ancora non è stata fatta, ribadisce il Tesoriere del Movimento nonché vicesindaco di Parete Avv. Emiliano Pagano. La vera Italia, quella che vogliamo, continua, è una nazione dove ogni cittadino goda di pari dignità sociale che, a braccetto con l’equità territoriale, costituiscono valori che vanno oltre i confini nazionali perché universali e soprattutto umani. Pagano rincara la dose poi sottolineando come, sebbene il percorso della secessione dei ricchi avesse subito un brusco arresto, era chiaro a tutti, già nel raduno di Cosenza, come l’intenzione di riprovarci fosse palese. Addirittura coinvolgendo un meridionale come Boccia, per poter dire poi che gli stessi terroni erano la causa del loro male! Il delitto perfetto si sarebbe consumato presentando la legge quadro, già di per sé un non senso, all’interno della finanziaria. L’autonomia in salsa leghista, per questa gente, è l’affare del secolo, perché quei 61 mld dirottati possono diventare molti, molti di più, ovviamente, sottraendoli ai fabbisogni di altri. E proprio qui M24A-ET si pone come baluardo operando nella coscienza di chi sa che i nostri figli non possono godere di meno diritti, meno servizi e meno cure rispetto ai figli di altri connazionali a causa di speculazioni economiche che sottraggono loro risorse solo perché nati a Sud. M24A-ET non chiede la restituzione del maltolto, ma pretende che a tutti venga assegnato il giusto! E l’estromissione della bozza Boccia dalla legge finanziaria, resta il segno tangibile che il percorso intrapreso è quello giusto.

A livello istituzionale, ci si è fidati di un progetto, quello della spesa storica, meticolosamente calcolato per rendere legge il solco tracciato in questi anni tra nord e sud: un progetto, cioè, che vuole legittimare che ai ricchi spettino maggiori servizi e diritti rispetto ai poveri.

Insomma la lotta è cominciata; ci si chiede, allora, a quando la vittoria? Per Marco Esposito capo redattore economico del Mattino, autore di “Zero al Sud” e primo a denunciare le perversioni del federalismo fiscale, il Sud vincerà quando imparerà a fare squadra. Lo dimostra il ricorso, accolto dal TAR del Lazio, di 66 comuni del Molise contro l’applicazione della spesa storica, esempio di un percorso da seguire a livello istituzionale poiché il federalismo non è solo regionale ma anche e soprattutto comunale. I comuni campani, per esempio, hanno a disposizione per ogni bambino in età di asilo, 35 euro in meno rispetto alla media nazionale. Esposito evidenzia, inoltre, come le istituzioni da sole non siano sufficienti alla causa, senza la partecipazione dei cittadini stessi, perché sono loro, genitori, impiegati etc., a dover e poter denunciare ai sindaci e sensibilizzarli rispetto all’argomento. Lo scippo dei 62 mld l’anno è stato possibile perché nessuno, storicamente, ha mai alzato la voce. Soprattutto, a livello istituzionale, ci si è fidati di un progetto, quello della spesa storica, meticolosamente calcolato per rendere legge il solco tracciato in questi anni tra nord e sud: un progetto, cioè, che vuole legittimare che ai ricchi spettino maggiori servizi e diritti rispetto ai poveri. In barba ai valori costituzionali. Ma come giustificherebbero un tale sopruso? Esposito è chiaro: la differenza già esiste e sarebbe solo una mera certificazione dell’inefficienza meridionale! Peccato, però, aggiunge, che la differenza sia stata creata ad arte attraverso la distrazione di fondi pubblici destinati ai più poveri e finiti nelle tasche dei più ricchi. Emerge però una novità rispetto agli anni trascorsi: adesso ne siamo coscienti e questa nuova coscienza è tale da farci rialzare la testa e mettere paura ai nostri detrattori. Ad una condizione: che si faccia fronte comune. Esposito, a tal proposito, riporta a mo’ di esempio i 769 mln disponibili ereditati dalla riforma della scuola di Renzi (249 mln) e dal bonus asili nido del governo Conte (520 mln). Per la maggior parte questi soldi sono destinati a chi gli asili nido già ce li ha, al fine di renderli gratuiti per le fasce sociali più deboli. Tuttavia la contesa, in conferenza Stato-Regioni, si è svolta sui 249 mln di Renzi e, manco a dirlo, ci ha visto soccombere, almeno per ora. Di 769 mln, infatti al Sud, solo 30 ne sono stati destinati per la realizzazione di nuovi asili nido. Chi si è opposto a questo scempio? Solo la Campania che, attraverso il suo rappresentante, ha fatto mettere a verbale di contestare la delibera, mentre la Puglia aveva il mandato di approvare e la Sicilia si è collegata in videoconferenza per 5 minuti augurando buon lavoro a tutti. Assenti le altre regioni meridionali. Il Sud, insomma, quando sarebbe importante, a livello istituzionale ancora stenta a unirsi in difesa dei propri interessi. Loro, gli altri, si presentano preparati, studiano; noi, invece, deleghiamo a loro convinti, in buona o cattiva fede, che i loro interessi siano anche i nostri.

Equità o separazione, c’è scritto sul simbolo, e anche se la seconda ipotesi è quella che in molti auspicano, è l’ottenimento dell’equità la prima vera urgenza.

Quale il motivo che non ci unisce ancora, si domanda Annamaria Pisapia, vice presidente di M24A-ET. Nelle nostre coscienze è stato iniettato il virus dell’inferiorità, anche a livello istituzionale. Ce lo hanno introiettato in 159 anni di bombardamento mediatico e culturale: ci hanno salvato dal baratro, dall’analfabetismo, dall’arretratezza culturale ed economica. Questo ci insegnano, fin da piccoli. Il lavoro di Marco Esposito oggi [Zero al Sud – ndr], dice Pisapia, è quello di Nitti di ieri [Nord e Sud – ndr]. Del tutto sovrapponibili, sono entrambi, però, inascoltati da chi ci governa. Quello della questione meridionale è stato un lungo processo che ha reso il Sud colonia di consumo del nord. Questa affermazione è suffragata, per esempio, dai dazi imposti dal governo italiano nei confronti dei prodotti agricoli meridionali, al fine di favorire l’industria e l’agricoltura del nord. Loro, poi, ci hanno sfamato. Ma in 159 anni il risultato è davanti agli occhi di tutti e qualsiasi esso sia, si sappia però che la colpa è solo nostra. Nessuno mai ha, finora, sostenuto il contrario perché tutti i partiti che si sono succeduti al governo, indistintamente, non hanno mai mosso un dito per equiparare i due paesi: M24A-ET può farlo! Equità o separazione, c’è scritto sul simbolo, e anche se la seconda ipotesi è quella che in molti auspicano, è l’ottenimento dell’equità la prima vera urgenza.

La legge quadro di Boccia conviene alle regioni del nord, perché se non si definiscono i Lep entro 12 mesi, si torna di nuovo alla spesa storica. In questo modo le loro terga dorate sarebbero al sicuro in una cassaforte, mentre si costituzionalizzerebbe la doppiezza di questo paese.

Perché M24A-ET nasce per la legittima difesa di un popolo che non vuole più rinunciare a ciò che gli spetta, in primis la giustizia sociale, dice il presidente Pino Aprile. I governatori del Nord, Fontana e Zaia in testa, sostengono che i Lep dobbiamo pagarceli da soli e non con i loro soldi. Eppure le tasse statali delle Lombardia, sono di tutti … quindi anche del Meridione. E sono del Sud anche i soldi delle ricadute fiscali delle risorse sottratteci che vanno in cassa, per esempio, a Milano; e sono del Sud anche le risorse utilizzate per l’Expo, per il Mose per lo Human Techno Pole; del Sud sono anche i soldi spesi a nord in infrastrutture delle quali adesso quelle regioni vorrebbero appropriarsi. Questi signori, alla fine della fiera, sono tutti d’accordo sulla bozza Boccia tranne che per una cosa: “i schei”. La legge quadro, infatti, gli conviene perché se non si definiscono i Lep entro 12 mesi, si torna di nuovo alla spesa storica. Si tratta di essere pazienti perché, data la mole di lavoro da fare, i Lep non saranno definiti mai in 12 mesi (sono trascorsi intanto 18 anni). In questo modo le loro terga dorate sarebbero al sicuro in una cassaforte, mentre si costituzionalizzerebbe la doppiezza di questo paese.

L’unità non è un valore, ma uno strumento per garantire i valori, tra i quali l’equità. Se lo strumento non funziona allora si ha il diritto/dovere di cambiarlo.

Eppure l’autonomia differenziata, che sembrava cosa fatta, non è passata anche e soprattutto per merito di chi ha letteralmente creato dal nulla la conoscenza dell’argomento e ne ha portato le prove fino in Parlamento e poi fino al Quirinale. Questo testimonia che la nostra forza, dice Aprile, non sta nei mezzi, ma nelle nostre ragioni, che alla fine hanno prevalso ottenendo addirittura che la bozza Boccia non fosse collegata all’approvazione della finanziaria. Si può vincere, dunque. E non perché si è forti: si vince perché il silenzio e l’inazione sono stati finalmente sconfitti da questa nuova coscienza. Tardi, forse, ma mai troppo tardi perché adesso sono in ballo la nostra identità e la nostra storia. La Costituzione recita equità territoriale e non vogliamo di più: ragion per cui, o questo paese riconosce parità di diritti a tutti, e soprattutto al Sud, oppure questo non è un paese, ma ne sono due. E se ne sono due, chiosa duro Aprile, allora preferiamo stare da soli, anziché essere le eterne vittime dei nostri carnefici. E il momento storico sarebbe anche ottimale per separarci, perché l’Italia è sottoposta a due spinte centrifughe: da una parte il nord che vuole scappare con la cassa e dall’altra il Sud che dice equità o me ne vado. E l’unità? Aprile è chiaro: in questo discorso l’unità non c’entra. Essa non è un valore, ma uno strumento per garantire i valori, tra i quali l’equità. Se lo strumento non funziona allora si ha il diritto/dovere di cambiarlo.

M24A-ET apre il fronte della sfida. Ognuno di noi può e deve raccoglierla come può, semplicemente. I fatti di questi giorni e di questo lungo periodo di battaglie dimostrano che si può vincere. Cosa vuol fare il popolo del Sud?

d.A.P.       

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