Prima l’intervista a La Stampa poi la lettera ai presidenti delle associazioni. Il PUN (Partito Unico del Nord) parla attraverso il Bonomi pensiero, invoca un Patto per l’Italia e si accorge che siamo tutti sulla stessa barca… che però non è per tutti.

Intervistato da Massimo Giannini neo direttore de La Stampa, Carlo Bonomi si accorge che in Italia siamo tutti sulla stessa barca. Peccato però che nel Bonomi pensiero la barca non sia per tutti. E nella barca, la sua, Bonomi vuole più soldi alle imprese (quelle produttive, cioè solo Confindustria, cioè il nord), fine del blocco ai licenziamenti, ricorso al MES.

Insomma la solita litania, o sarebbe meglio dire lamento, della blasonata Italia (im)produttiva che in vent’anni ha generato danni e debiti risanati dal resto del paese, mentre i prenditori si riempivano le tasche di soldi pubblici e finanziamenti europei sottratti al Sud e non solo.

E sembra non siano sufficienti neanche i 100 miliardi stanziati finora dal governo, perché fruibili da parte di tutte le Pmi. Vuole più soldi Bonomi, ma solo per l’apparato (im)produttivo del Nord perché, si sa, a viale dell’Astronomia disdegnano gli aiuti a pioggia (quelli per tutti) mentre preferiscono quelli “ad impresam”.

Non digerisce Bonomi, che già un milione di aziende abbiano fatto ricorso al fondo di garanzia che “in questi mesi ha rappresentato una risposta concreta ed efficace per le imprese che si sono trovate a fronteggiare un’emergenza di liquidità senza precedenti”, come invece sostiene Emanuele Orsini (vice presidente di Confindustria), e parla di un misterioso sentimento anti impresa che aleggerebbe nel governo.

Ma se siamo tutti sulla stessa barca, come predica Bonomi, allora gli aiuti sono per tutti; se invece ad essere sulla stessa barca sono solo quelli di Confindustria, allora è chiaro che ci sono (im)prenditori di serie A e imprenditori di serie B. E questi ultimi vanno a nuoto!

A staccare cospicui assegni a Confindustria sono anche imprese meridionali che almeno dovrebbero godere dello stesso trattamento di quelle nordiche attraverso servizi, infrastrutture e finanziamenti.

Quelli di serie A, poi, sono anche i più furbi: ancora nessun rinnovo contrattuale per 10 milioni di lavoratori, perché gli aumenti in busta paga Bonomi li vuole trasformare in benefits (welfare aziendali e previdenza integrativa) con trattamento fiscale favorevole. E io pago!

Ma soprattutto a staccare cospicui assegni a Confindustria sono anche imprese meridionali che almeno dovrebbero godere dello stesso trattamento di quelle nordiche attraverso servizi, infrastrutture e finanziamenti; ma Bonomi non ne parla perché evidentemente sulla barca non c’è più posto!

Sul concetto di produttività di Confindustria, poi, c’è molto da discutere. Se Bonomi ritiene che gli aumenti debbano essere legati alla produttività, infatti, dovrebbe ben essere cosciente del fatto che la stessa produttività non dipende da quanto lavora un dipendente, bensì dalla quantità e dalla qualità dei prodotti. Considerato che il monte ore italiano è tra i più alti d’Europa, in che modo quantità e qualità posso salire di livello? Migliorando gli strumenti forniti al dipendente per produrre, cioè attraverso gli investimenti delle aziende stesse. E se ci si attiene ai dati, siamo ad un misero 0,5% del Pil di investimenti da parte delle aziende private italiane.

Bonomi crede che al governo ci sia Cosa Nostra a chiedere il pizzo per la “protezione”. In realtà dovrebbe essere l’Italia ad essere protetta dalle intimidazioni di Confindustria.

La soluzione bocconiana di Bonomi? Un grande patto per l’Italia al quale lavorare con spirito di coesione (?) nordica. A redigerlo, però, deve essere lui e il governo deve solo firmare: ridisegnare il sistema di protezione sociale, riforme strutturali, diritti dei lavoratori e pensioni. Inoltre nessuna “pretesa statalista” da parte di Roma. In sintesi: il governo dia i soldi a Bonomi attraverso il taglio del costo del lavoro, la riduzione dei diritti dei lavoratori così come delle pensioni, ma non si azzardi in cambio a chiedere quote di partecipazione nelle aziende: sarebbe un atteggiamento ostile, anti-impresa e interpretato come una intimidazione.

Proprio così, Bonomi crede che al governo ci sia Cosa Nostra a chiedere il pizzo per la “protezione”. In realtà dovrebbe essere l’Italia ad essere protetta dalle intimidazioni di Confindustria che, attraverso di lui, nella lettera ai presidenti delle associazioni, fa un vero e proprio richiamo all’ordine dettando la linea da seguire: una proposta che al governo non potranno rifiutare!

Stop al binomio Cig-blocco dei licenziamenti, politiche attive per il lavoro che non sia il RdC e una complessiva riforma del sistema senza però toccare il flop quota 100 e ripristinando l’assegno di collocazione. Insomma un nuovo jobs act con soldi a pioggia (questi sì bene accetti) sulle agenzie interinali, libertà di licenziamento, Naspi allungata e tutto a spese dello stato cioè dei contribuenti che a Sud festeggeranno. Altrimenti si aprirà la stagione dei fallimenti.

I fallimenti però sono anche conseguenza della mancanza di domanda interna e l’Italia è un paese che l’ha uccisa perché ha deliberatamente depresso l’unica area che gliela forniva, il Mezzogiorno, dando ascolto alle sirene nordiche della produttività trainante in locomotiva e delle privatizzazioni.

Il richiamo ai buoni intenditori è chiaro: i soldi del RF devono andare a pioggia prima al Nord e poco importa se il dopo Covid sarà più grave a Sud che perderà il doppio dei posti di lavoro, dove i poveri saranno ancora più poveri, i vecchi sempre più vecchi i giovani sempre più stranieri. Insomma da Bonomi non ci si poteva attendere che il suo (di Salvini) slogan: Prima il Nord!

A favore delle quali Bonomi prende apertamente posizione, chiudendo entrambi gli occhi e negando una realtà che ne urla il totale fallimento e il continuo quanto inutile dragaggio di risorse a scapito del paese.

Tuttavia dopo tutto questo inchiostro versato da Bonomi, il richiamo ai buoni intenditori è chiaro: i soldi del RF devono andare a pioggia prima al Nord e poco importa se il dopo Covid sarà più grave a Sud che perderà il doppio dei posti di lavoro, dove i poveri saranno ancora più poveri, i vecchi sempre più vecchi i giovani sempre più stranieri. Insomma da Bonomi non ci si poteva attendere che il suo (di Salvini) slogan: Prima il Nord!

Ma almeno per ora la barca, sulla quale ci sono davvero tutti, non la guida lui e il tentativo di ammutinamento deve far capire agli ufficiali che la rotta disegnata dall’Europa è l’unica possibile: se si risveglia il Sud si risveglia l’Italia! L’indice di fiducia della Pmi italiane sale ai massimi da febbraio 2018 ed è il più alto in Europa (fonte il sole 24 ore). Quale migliore dato per comprendere finalmente che la paventata, quanto ostentata questione settentrionale non è altro che il ricatto e l’intimidazione di chi si rende conto che il vento sta cambiando direzione, ma non vuol cambiare rotta accecato dal pregiudizio.

Tocca agli ufficiali in comando, alcuni dei quali hanno ben chiara la rotta da seguire, condurre la barca sempreché non si uniscano agli ammutinati!

d.A.P.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

sei + 3 =