6,3 mld a FCA, zero a Whirlpool. Gli americani abbandonano Napoli.


“Un esempio dell’Italia che si unisce per salvaguardare un vitale ecosistema industriale”. Sarebbe stato un sollievo per i lavoratori Whirlpool di Napoli ascoltare oggi 30 ottobre queste parole dall’a.d. Luigi La Morgia. Invece furono pronunciate da Pietro Gorlier, responsabile delle attività europee di Fca non più tardi dello scorso giugno quando all’azienda (italiana?) fu accordato un prestito di 6,3 miliardi di euro da Intesa San Paolo con garanzia statale dell’80% sottoscritta da Sace, con tanto di decreto del MEF e via libera dalla Corte dei Conti. La concessione della garanzia rientrò nell’ambito del decreto legge Liquidità, relativo ai finanziamenti in favore di imprese di grandi dimensioni, con oltre 5mila dipendenti in Italia o con un valore del fatturato superiore agli 1,5 miliardi di euro.
Sorge naturale un interrogativo: perché per Fca un prestito con garanzia statale e per Whirlpool solo incentivi e decontribuzione? In fondo prevedere un prestito esclusivo per Napoli sarebbe costato molto meno e magari di fronte ad un simile impegno governativo Whirlpool c’avrebbe pensato due volte. Secondo le sigle sindacali, infatti, nell’ultimo trimestre il comparto dell’elettrodomestico ha avuto risultati positivi che non giustificano la dismissione di Via Argine, anzi incentiverebbero la ricerca e lo sviluppo. Un prestito a garanzia statale avrebbe potuto significare anche incentivo alla reindustrializzazione di Napoli, prevedendo un cambio di strategia industriale e di mercato che indirizzasse la produzione verso manufatti maggiormente richiesti o con caratteristiche diverse. Stiamo pur sempre parlando di una multinazionale che fattura 20 miliardi di dollari l’anno e alla quale il governo ha offerto spiccioli per un sito strategico dal punto di vista non solo di chi ci lavora, ma anche dell’indotto. Se Whirlpool non riesce a creare nessuna prospettiva per questo stabilimento nella competizione globale, è perché, evidentemente, l’esecutivo non gli ha offerto alcuna prospettiva.
Il ministro Patuanelli si dichiara impotente, Conte dice agli operai di tenere duro. L’uno dichiara la resa, l’altro la resistenza: dov’è la verità? Probabilmente nel mezzo, ovvero nel fatto che in Italia l’assistenzialismo viene denominato prestito, mentre il prestito passa per assistenzialismo. E guarda caso il primo va a Nord, il secondo non va a Sud.
Per dirla con Gorlier, un chiaro esempio dell’Italia che si unisce per salvaguardare ancora una volta il suo ecosistema coloniale!
d.A.P.

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