Con il Pnrr farlocco, ruba ai poveri per dare ai ricchi.

È una prerogativa embrionale di questo governo, quella di essere nato per fregare il Sud. Del resto lo avevamo intuito dalle prime dichiarazioni del cazzaro verde durante le consultazioni: “Preferisco mettermi in gioco e gestire 209 miliardi, che stare fuori”. In queste dichiarazioni dell’epoca, ci sono tutte le motivazioni che hanno poi giustificato il golpe: trasformare il PNRR da Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza in Piano Nazionale per le Risorse ai Ricchi.

Il primo passo propedeutico era quello di mandare a casa Conte. Missione compiuta! Il secondo era quello di mettere i propri uomini nei posti chiave. Eseguito. Il terzo, e non meno rilevante, far passare come una incredibile conquista qualunque cifra dal PNRR lor signori avessero riservato al Mezzogiorno. Spuntato anche questo obiettivo, con la determinante “competenza” nell’eseguire gli ordini della Carfagna.

E così ci ritroviamo a dover gestire il 40% (ovvero poco più del 26% per effetto dell’interdipendenza economica) e a dover pure ringraziare. Sulla carta stiamo palando di 88,5 miliardi di euro (80 dal RF e 8,5 dal React EU), sebbene 12,5 miliardi del totale vengano anticipati dai FSC e restituiti, secondo la ministra Carfagna, una volta disponibili i fondi europei. Tuttavia la ministra contro il Sud omette di dire che tale restituzione resta subordinata alla presenza di un effettivo ritorno macroeconomico non meglio precisato. Ragion per cui è lecito supporre che esso sia a discrezione dei “migliori prestigiatori” a governo, per i quali potrà sempre essere insufficiente e come in realtà lo sarà non essendo il 40% lordo la misura adeguata a risollevare le sorti del Mezzogiorno. Sottratti quindi i 12,5 miliardi ne restano 76 e la percentuale scende al 36% che si riduce a poco più del 20% per effetto dell’interdipendenza economica. E noi dovremmo ridurre il divario con 41 miliardi? A quel punto i prestigiatori diventeremmo noi.

Ecco perché nel Piano Nazionale per le Risorse ai Ricchi per lo sviluppo del traffico ferroviario, su 24, 77 miliardi, ne sono previsti 8,57 al nord e 4,84 al Sud dove l’alt(r)a velocità viaggerà al massimo a 200km/h (si chiama Alta Velocità di Rete); ecco perché, ad esempio, per la mobilità sostenibile verranno privilegiati gli interventi in fase avanzata di progettazione di fatto aumentando ulteriormente il divario anziché ridurlo; ecco perché, infine, il bando per gli asili nido è una pagliacciata riservando esso un trattamento di preferenza a quei comuni che riusciranno a co-finanziare i progetti.

Ma il colmo del gioco di prestigio, i migliori lo raggiungono quando snocciolano i dati della crescita del Pil a Mezzogiorno: 23,7% a fine Recovery. State molto attenti, amici, non fatevi ingannare. Il Pil del Sud nel 1999 era pari al 24,2% di quello nazionale. Nel 2019, prima della pandemia era del 22,1. Riceviamo, dunque, risorse per continuare a sopravvivere, ma pagheremo gli interessi sui prestiti europei anche per i nostri aguzzini.

d.A.P.

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