L’endorsement pro Milano dell’ex premier è un’operazione penosa paragonabile ad un nobile caduto in disgrazia che elemosina spiccioli con il cappello in mano.

In un paese normale se una parte consistente dell’elettorato, per giunta tutta concentrata in un’area ben precisa, ti conferisce il 33% delle preferenze, beh quella forza politica beneficiaria di cotanta manna si spenderebbe dal giorno alla notte per fare gli interessi dei propri elettori. Ma l’italietta, si sa, assomiglia sempre di più ad una barzelletta balbettata dal più scanzonato dei principianti a La Sai L’Ultima piuttosto che ad uno stato di diritto. Tra l’altro il Sud era già spacciato il giorno dopo le elezioni del 2018, ma, nella sua buona fede, ancora non lo sapeva. L’abbiamo scoperto durante i due governi Conte e, per così dire, ne abbiamo avuto “contezza” ieri leggendo l’endorsement “contiano” pro Milano sulle pagine del CorSera.

Un’operazione penosa paragonabile ad un nobile caduto in disgrazia che elemosina spiccioli con il cappello in mano. Questo e solo questo il senso della lettera dell’ex premier: ho sbagliato a mettervi contro di voi, ma se mi aiutate a risalire nel mio blasone, io ve ne renderò “conto”. E per raggiungere lo scopo Conte deve giocoforza andare con il cappello a mendicare voti al nord…perché il Sud è da un bel pezzo che se l’è giocato.

E allora, per Giuseppi, se le percentuali a Milano sono da fame lo si deve al fatto che i 5 stelle sono stati “schiacciati dall’immagine di una forza politica prevalentemente concentrata a recuperare il divario che il Meridione soffre rispetto al resto dell’Italia”. E certo…volevate vedere che la colpa non era del Sud? Nel 2018 li abbiamo talmente schiacciati di voti che non si aspettavano davvero il pressing per far valere i nostri diritti attraverso quei voti.

Ma da domani (oggi – ndr), dice il Conte, si cambia strada. Imprese, progresso scientifico e innovazione tecnologica saranno al centro della legge speciale per Milano, anche perché per il nord la legge già c’è; non è scritta, ma è certamente una consolidata abitudine.

E così il principio di equità territoriale in salsa contiana diventa un mantra “Dobbiamo dare a Milano la spinta necessaria per tornare a essere la locomotiva del Paese, la frontiera di una crescita e uno sviluppo sostenibili nel quadro di un’economia ecosociale di mercato”.

E sì … ritorna la locomotiva e come per magia cadono nel cappello di Conte qualche migliaio di voti confindustriali. Perché i soldi sono già arrivati e continueranno ad arrivare. Un miliardo per Milano-Cortina 2026, le olimpiadi autofinanziate da Veneto e Lombardia, fu proprio Conte a elargirlo; altri arriveranno per le Universiadi a Torino…quelli risparmiati allorché Giorgetti disimpegnò il governo dal finanziare i giochi napoletani. E poi vertical farm, 5G, collegamenti con le periferie eccetera…Tutto nella legge speciale per Milano.

Intanto però arriva anche il primo assegno europeo del Recovery che, solo per fare un esempio, per l’alta velocità (missione 3, infrastrutture) vede assegnati 930 milioni per la tratta Liguria-Alpi; 493 per la Brescia-Verona-Padova; 110 milioni per la Napoli-Bari; 47 milioni per la Palermo-Catania; 20 per la Salerno-Reggio Calabria.

A Conte converrà farsi bene i conti perché queste ripartizioni sono opera sua; di quando diceva “Se riparte il Sud riparte l’Italia”, mentre ora conclude la sua letterina affermando che “la locomotiva del Paese deve ripartire più forte di prima trainando cosi tutto il Paese e rendendo possibile anche lo sviluppo del Sud”.

E non si tratta di sdoppiamento di personalità, ma di ciò che a Roma chiamerebbero paraculaggine.

d.A.P

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