È proprio il caso di dirlo: Einstein aveva ragione!

Su vesuviolive.it di qualche giorno fa, è stata pubblicata la notizia di un infermiere che ha postato su facebook un commento che ha dell’incredibile e nel quale afferma che tra un nonno milanese di 100 anni e un bambino napoletano di 6, lui curerebbe sempre prima il nonno.

Il post dell’infermiere

Sono d’accordo con Vesuvio Live che parla di razzismo nei confronti dei meridionali radicato nella cultura settentrionale. Tuttavia il passo da compiere è ulteriore, perché siamo di fronte ad un operatore sanitario, del nord o del sud, infermiere o medico, non fa differenza, che si permette di giudicare quale vita sia più degna di essere salvata o vissuta rispetto ad un’altra.

Questo individuo dovrebbe essere radiato immediatamente perché con la sua dichiarazione è venuto meno al suo giuramento o, se tirocinante come sembra, non è in grado di sostenerlo per evidenti disturbi mentali!

Vi sottopongo il giuramento dell’infermiere:

“Al momento di essere ammesso quale membro della professione infermieristica io consacro la mia vita al servizio dell’umanità, consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio e dell’impegno che assumo,

GIURO

  • di mettere la mia vita al servizio della persona umana;
  • di perseguire come scopi esclusivi la difesa e il recupero della salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale;
  • di rispettare la vita umana in ogni circostanza dal suo inizio fino alla morte. In nessun caso abbandonerò il malato senza essermi assicurato della continuità delle cure e della sorveglianza che gli sono necessarie;
  • di curare tutti i malati con uguale scrupolo e impegno indipendentemente dai sentimenti che mi ispirano e prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica. In tutti rispetterò la legittima libertà di coscienza;
  • di offrire la mia leale collaborazione all’équipe sanitaria; di rispettare le prescrizioni mediche, eccetto nei casi in cui esse siano contrarie alla deontologia professionale o alla morale;
  • di evitare, anche al di fuori dell’esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il prestigio e la dignità della mia professione. Di rispettare le colleghe e i colleghi, e prestare loro la mia assistenza morale e professionale;
  • di mettermi, in caso di pubblica calamità, a disposizione dell’autorità competente, prestando la mia assistenza professionale a qualsiasi malato che ne abbia bisogno;
  • di osservare il segreto professionale su tutto ciò che mi viene confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell’esercizio della mia professione o in ragione del mio stato. In ogni circostanza darò prova di grande discrezione;
  • di aggiornare permanentemente la mia cultura generale e le mie conoscenze professionali.

Faccio queste promesse solennemente, liberamente e sul mio onore”.

Vi sembra che quest’individuo possa giurare una cosa del genere? E se lo ha già giurato, vi sembra che vi stia tenendo fede?

Non si tratta di razzismo, ma di una forma mentis largamente diffusa tra coloro che al posto del cervello hanno solo un neurone in mezzo al vuoto cosmico! Padania First!

Se del giuramento considerate il sottolineato in grassetto, questo signore non solo non cura i malati con uguale scrupolo e impegno indipendentemente dai sentimenti che lo ispirano e prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica; non solo non evita anche al di fuori dell’esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il prestigio e la dignità della sua professione, ma soprattutto non aggiorna permanentemente la sua cultura generale e le sue conoscenze professionali.

Eh già, perché dovrebbe sapere che neanche la lingua italiana ci unisce, visto che quella napoletana è a tutti gli effetti una lingua ufficiale riconosciuta dall’UNESCO e noi parliamo quella!

Terra dei Popoli – Il Trevigliese

E sembra che non lo sappiano neanche gli autori di TERRA DEI POPOLI sussidiario adottato nelle scuole secondarie di primo grado di tutta la penisola dal lontano 2010, EDITRICE LA SCUOLA. Questo libro è il tipico esempio di lavaggio del cervello al quale la scuola italiana sottopone i nostri figli, da un secolo e mezzo a questa parte. Sulle sue pagine vengono confrontati gli italiani delle varie regioni e i loro diversi caratteri e peculiarità, come, per esempio, nel caso del trevigliese (Bergamo) e del sorrentino (Napoli). Confrontare (verbo transitivo), cito dal dizionario TRECCANI, significa “mettere di fronte persone o cose, per conoscerne la somiglianza, le affinità, le differenze”. Nel caso di Terra dei Popoli si evidenziano maggiormente le differenze. E così del trevigliese si dice che “Abita a metà strada tra Bergamo e Milano […] Del bergamasco possiede certamente il senso del lavoro, un lavoro molto intenso, svolto con semplicità e orgoglio, senza minimamente lamentare la fatica; parsimonioso ma non tirchio, risparmia ma sa rischiare; del milanese manifesta una certa ambizione, senza però possederne la cultura e l’apertura”; dei sorrentini invece che sono “di carattere aperto come tutti i popoli meridionali […] simpatici e chiacchieroni, amanti della vita e in particolare della vita all’aperto, secondo l’implicito invito del bel clima di cui beneficiano. Non è vero che rifuggono dal lavoro; piuttosto non sono in possesso di una mentalità che sa quando e come rischiare, così che le aziende private sono poche e prevalgono lavori di tipo statale. Questo non è sufficiente per realizzare una fiorente economia, benché sia da riconoscere una notevole attività nel terziario. Il senso di appartenenza è molto forte, tanto che il dialetto napoletano è ancora molto parlato e sembra quasi una lingua vera e propria in quanto possiede una sua letteratura e soprattutto un patrimonio di canzoni note in tutto il mondo. È gente che canta e vuole essere allegra, nelle bellezze di una natura straordinaria”. Insomma: “Pizza e Mandulin!” e neanche il trevigliese ci fa una bella figura, descritto come rozzo e ignorante. Chi ne esce senza macchia né peccato è il milanese ricco, colto e di mentalità aperta, che però vota Lega!

Terra dei Popoli – Il Sorrentino

Se andate sul sito della casa editrice il libro è ancora lì, nonostante le scuse ufficiali e la dichiarazione di aver rotto i rapporti con gli autori. Già gli autori: ma chi sono? Diego Baldissin, Gianfranco D’Ambrosio, Enrico Leonardi. Il primo, insegnante, afferma, in un’intervista a “La Repubblica” di non aver mai usato, finora, la parte del libro incriminata e di aver fatto fare ai suoi alunni ricerche sulle caratteristiche del territorio e della popolazione. Ma bravo! Allora perché esiste quella parte del libro se il primo a non usarla è il suo autore? Il secondo invece allo stesso quotidiano afferma che “Il libro non ha alcuna intenzione razzista. Ci mancherebbe: io ho origini napoletane”. E menomale! Se eri milanese? Del terzo non ci sono tracce. Sembra sia insegnante di lettere anche lui alle medie. Certamente tutti e tre quando sono stati a Sorrento avranno alloggiato in un albergo statale, visto che l’imprenditoria lì non esiste!

Detto questo, tra il serio e il faceto, resta il fatto, reale e conclamato, di una istruzione italiana drammaticamente precostituita ed impacchettata secondo i migliori stereotipi e poi fornita ai ragazzi(ni) che la imparano a memoria. E non mi meraviglierei (anzi ne sono certo) se l’infermiere in questione fosse figlio di una tale istruzione, che per conseguenza, portata all’estremo, ha l’ardire di decidere quale vita sia più degna di essere salvata. Questa è pura follia!

Un appello a tutti gli insegnati e a tutti i professori del sud, soprattutto quelli che insegnano al nord: spero di avervi illustrato, dall’apertura del blog ad oggi, il quadro desolante nel quale l’Italia sta vivendo i suoi giorni. L’unità di questo paese non è mai esitita e mai si verificherà, finché (ma è solo uno degli aspetti fondamentali) la scuola insegnerà queste cose ai nostri figli. Chi può cambiare le cose dall’interno siete voi. Non vi chiedo di ribellarvi ai programmi ministeriali, mettendo a rischio la vostra professione, ma più semplicemente mi permetto il suggerimento di boicottare simili testi, dando spazio a ciò che meno è stereotipato (perché mai ci sarà un testo scolastico che racconti la verità storica) e soprattutto di far ragionare i ragazzi con la propria testa, spronandoli a ricercare la verità.

Al potere interessa l’uniformazione del pensiero, agli uomini liberi interessa la verità!

d.A.P.

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