Continuano le interviste alla ministra contro il Mezzogiorno. Dopo svizzeri e tedeschi tocca di nuovo a Il Mattino. Ma la litania è sempre la stessa.

La ministra Carfagna continua a rilasciare interviste. Dopo i giornali tedeschi e svizzeri ieri è toccato, di nuovo, a Il Mattino ospitarne le solite litanie che a noi, invece, tocca nuovamente leggere. Si parte dal flop del Concorso Sud quello al quale il duo Brufagna (BRUnetta-CarFAGNA) si attendeva che affermati e stimati professionisti, con un’attività certamente avviata e ben remunerata, partecipassero in massa per carità cristiana nei loro confronti, aderendo ad un contratto di 36 mesi per poi tornare alle loro professioni dopo aver sottratto ad esse tempo e denaro. Ma i 2800 posti pubblici messi a bando, per quanto largamente insufficienti, non avrebbero dovuto portare in dote agli enti locali forze giovani da inserire e poi stabilizzare? Ciò nonostante lei, e si presuppone anche Brunetta, sono orgogliosi del progetto perché trattasi di un “concorso pilota che traccerà la rotta delle future selezioni di personale pubblico, semplificate e veloci”. Talmente semplificate che Brunetta ha annunciato una partnership con LinkedIn ottenendo, come unica semplificazione, quella di non dover fare assolutamente nulla per occuparsi della selezione del personale, rimanendo comodamente seduto sulla poltrona del suo ministero.

Poi è la volta di affrontare il discorso del restauro di Palazzo Fuga a Napoli, per il quale nel Pnrr sono stati previsti, udite udite, 100 milioni di euro. Ben 5 milioni in più di quanto sia stato previsto per il grande e ben più importante monumentale stadio Artemio Franchi di Firenze. Fatte le dovute proporzioni Firenze avrà un nuovo stadio con annessi e connessi, Napoli, invece, vedrà rifatto l’intonaco di facciata del Real Albergo dei Poveri. E come se non bastasse la ministra vuole coinvolgere la città di Napoli, nonché i suoi candidati a sindaco, in una giornata intera di ascolto, basata sull’inutile quanto fallimentare (visto l’esito finale) modello degli Stati Generali del Sud dello scorso marzo, per capire come si intenda riutilizzare la struttura. Le fonti meglio informate sulle insulsità ministeriali, parlano di una Gigafactory, nel cuore della città, o della sede della nuova Cyber Authority. Insomma, qualunque sia la nuova destinazione dello storico monumento, 100 milioni dovranno bastare e se ne dovessero servire di più allora, qualsiasi sia il progetto, verrà spostato in zone più virtuose. Ecco svelato il vero motivo dell’incontro tra Mara Marella e i candidati a sindaco della città.

E i LEP? Ancora poche settimane e sapremo tutto…la stessa risposta di poche settimane fa. Intanto i buoni, quanto inutili, propositi ci sono tutti: attrazione di capitali e investimenti a Sud, rigorosamente esteri perché quelli italiani già si sa dove vanno a finire, per fare del Mezzogiorno una terra di pari diritti e pari opportunità … tra i cittadini del Mezzogiorno stesso. Vale a dire che nella migliore delle ipotesi non cambierà nulla e tutti i meridionali avranno pari diritti e pari opportunità di emigrare per lavoro, per farsi curare, per garantire l’istruzione ai propri figli e in generale per godere altrove di quei diritti e di quei riconoscimenti che a Sud non sono loro concessi.

E sulla spesa storica sappiate che la ministra già mette le mani avanti: abolirla “non sarà una passeggiata”, dice. Peccato però che tutte le buone intenzioni sciolinate a Il Mattino passino per l’abolizione del citato abominio.

Infine, per quanto riguarda il PNRR, la ministra sostiene che se il governo riuscirà a portare a termine le opere previste, tra 5 anni il Sud cambierà volto e garantirà un’occupazione aggiuntiva del 4% per i giovani e di oltre il 5% per le donne. E quel “se” è d’obbligo poiché la maggior parte della presa in giro del 40% del PNRR destinato a Sud, non integra, ma, ancora una volta, sostituisce investimenti pubblici su opere già finanziate: alt(r)a velocità, banda larga, porti, Zes e contratto istituzionale di sviluppo per Pompei i cui utili da tempo immemore rimpinguano le casse delle cooperative nordiche che gestiscono gli scavi, contribuendo al loro Pil.

In conclusione, bisognerà che qualcuno dica alla Carfagna che l’unico muro, di gomma, da abbattere è quello nella testa dei governi italiani. Muro sul quale rimbalzano, per andare in toscopadania, tutti i soldi di una spesa pubblica gravemente e colpevolmente contaminata dalle iniquità del “criterio” storico, il quale, a sua volta, storicamente impedisce, per una ben determinata quanto consapevole scelta politica ed economica, lo sviluppo socio-economico di una delle aree più depresse del paese e dell’Europa.

d.A.P.

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