Stiano molto attenti i meridionali: Il 25 settembre potrebbero votare per chi scaverà loro la fossa. Vademecum dell’elettore.

Di Paolo Nino Catileri

Abbiamo visto dalle candidature come il Sud sia tornato ad essere per tutti i partiti nazionali esclusivamente un granaio di voti e allo stesso tempo un capitolo da scrivere svogliatamente nei programmi elettorali.

Salvini e Boschi in Calabria, Franceschini a Napoli, Renzi in Campania, Dalla Chiesa in Puglia; l’elenco di persone che poco hanno a che fare con il territorio è lungo eppure sono piazzate come capilista dei collegi plurinominali. Quelli cioè dove l’elezione è sicura.

I cittadini meridionali, quindi, votando il partito daranno automaticamente la possibilità a questi signori di sedere di nuovo tra gli scranni parlamentari che intanto sono diventati 600 tra Camera e Senato.

E poco importa se una volta lì, eletti dal Sud e a Sud, del Sud se ne infischieranno! Sulle nostre pagine facebook avete letto e siete dunque a conoscenza di come questi soggetti politici siano palesemente contro il Sud. Più in generale in nessun programma di partito al Sud è dedicato più di un trafiletto e le solite parole di circostanza: contrasto alla criminalità, lavoro, assistenza. E questo quando il Sud nei programmi è presente. Poi ci sono quelli che si dichiarano meridionalisti, magari spendono anche due pagine del loro programma per il Sud, ma poi si guardano bene dal parlarne o dall’affrontare l’argomento nei talk show, sui giornali o alle radio. La loro attenzione verte sempre su altro e più in generale sulla crisi che attanaglierà l’Italia dal prossimo autunno. Tutti la possono risolvere e tutti hanno la ricetta giusta, ma questo è un altro discorso.

Quel che è certo è che la crisi energetica interesserà maggiormente il Sud, le sue famiglie, i suoi lavoratori le sue piccole imprese. Di fronte a questa certezza per il territorio maggiormente depresso d’Europa nessuno si pronuncia, nessuno ha la ricetta giusta.

Eppure una soluzione ci sarebbe: un’agenda Sud; un programma di sviluppo per il Sud che lo metta al centro della ripresa economica. Come? Eccovi alcuni punti essenziali:

  1. Definizione dei LEP e abolizione della riforma del titolo V ;
  2. Infrastrutture: Alta Velocità (non altra) NA-BA e SA-RC; Ponte sullo Stretto e alta velocità siciliana; elettrificazione delle ferrovie ioniche e doppio binario; rifacimento delle ferrovie siciliane e diminuzione dei tempi di percorrenza; valorizzazione di Gioia Tauro con la realizzazione del retroporto e dei suoi collegamenti ferroviari; collegamento autostradale che trasformi la statale 106 ionica; autostrada salentina; ammodernamento della ferrovia ionica e doppio binario sull’adriatica (per intenderci quella dell’uccello fratino che ha il sonno leggero);
  3. Scuola: asili nido su tutto il territorio in rapporto alla popolazione da zero a tre anni; ristrutturazione o edificazione di strutture scolastiche primarie e secondarie; palestre in tutte le scuole di ogni ordine e grado; riforma dei programmi ministeriali circa le vicende risorgimentali e la letteratura;
  4. Impresa e Lavoro: Fiscalità di vantaggio per i primi dieci anni per tutte le aziende e le multinazionali che vorranno investire a Sud creando posti di lavoro sul territorio con obbligo di istituire le sedi legali nelle regioni meridionali; riforma del reddito di cittadinanza realmente finalizzato all’inserimento nel mondo del lavoro;
  5. Ambiente ed energia: riduzione dell’estrazione dei combustibili fossili e promozione delle fonti alternative; ferree linee guida da seguire a tutela dell’ambiente da parte delle multinazionali petrolifere e in generale per ogni tipo di estrazione con sanzioni certe per chi non si adegua; tassazione extra per gli utili derivanti dai combustibili fossili, riduzione per gli utili derivanti da fonti rinnovabili.

Questi i primi cinque punti e potrei continuare, ma mi dilungherei all’infinito. Di certo tutti i meridionali non dovrebbero dare il proprio voto a nessuno che non scrivesse nel suo programma queste priorità, ma soprattutto a nessuno che non abbia il coraggio di affrontarli e divulgarli attraverso i mezzi di comunicazione. Questa la sfida che lanciamo: chi tra le belle facce candidate nei collegi meridionali ha gli attributi per parlare e discutere di queste problematiche?

Cari amici, fate molta attenzione, dunque, perché il 26 settembre potreste avere a rappresentarvi in parlamento chi vi scaverà la fossa. E ve la sarete scavata da soli.

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