Il disegno di legge Boccia diventa un collegato al DEF per approvarlo alla cieca. I parlamentari meridionali faranno il loro dovere?

La bozza dell’autonomia 2.0 è pronta. Fu lo stesso ministro Boccia a dichiaralo in un’intervista a Il Messaggero il 10 settembre scorso. Quello che invece non dichiarano, il ministro e tutto il governo, è che l’approvazione del disegno di legge (DDL) avverrà tra le righe del Documento di Economia e Finanza (DEF) come collegato alla manovra di bilancio (pag. 19 del NADEF). Vale a dire segretamente!

E non poteva essere altrimenti perché il DDL va in direzione opposta e contraria a quella che sarebbe la vera autonomia regionale che per essere attuata deve necessariamente partire dalla definizione dei Livelli Essenziali di Prestazione (LEP). Già nel 2019 Boccia aveva provato a fare il cerchiobottista quando, nella prima stesura della legge quadro, prevedeva che qualora i LEP non fossero stati approvati entro un anno, i fondi pubblici alle regioni sarebbero stati ancora erogati in base alla spesa storica. Andò male e dopo un anno il Covid ha scombinato il tavolo da gioco, mentre il Recovery Fund, a nord, ha scatenato la gara all’accaparramento. E così il primo passo del governo ascaro, fu quello di riprogrammare, retroattivamente dal 1 febbraio (dispositivo art. 241 del decreto rilancio), le risorse del Fondo Sviluppo e Coesione rinvenienti dal 2000 al 2020 insieme a quelle dei fondi strutturali e di investimento europei (SIE), destinandole in via eccezionale ad ogni tipologia di intervento a carattere nazionale, regionale o locale connesso a fronteggiare l’emergenza sanitaria, economica e sociale conseguente alla pandemia. Decisione che ha comportato l’utilizzo dei fondi destinati in massima parte al Mezzogiorno, già sottofinanziato a causa della spesa storica, per far fronte alla prima ondata che ha investito l’intero nord. Curioso che per definire i LEP non siano stati sufficienti 20 anni, mentre per trasferire risorse ventennali da Sud a nord basti un battito di ciglia!

Il secondo passo sarà, appunto, la nuova legge quadro nella quale, per stessa ammissione di Boccia, la completa attuazione del Titolo V non potrà che rafforzare l’unità nazionale. Questo a parole, perché nei fatti il disegno di legge se da una parte abolisce il residuo fiscale, dall’altra introduce la compartecipazione statale al gettito. Vale a dire che se il gettito aumenta, ma i costi dei servizi trasferiti restano fermi, il surplus resta comunque nelle tasche delle regioni più ricche e non verrà assegnato al fondo di perequazione che è il cardine del federalismo fiscale. È il solito gioco delle tre carte in salsa padana: dai con una mano, prendi con l’altra (e se riesci prendi di più di quanto dai!). Nessuna paura però, perché la legge quadro prevede che lo stesso fondo di perequazione venga alimentato attraverso il Recovery Fund (RF), così come gli stessi LEP che il ministro valuta inizialmente tra i 70 e i 100 miliardi dei 209.

Ed è proprio a partire da qui che i conti, già strampalati, non tornano più. In primis perché i LEP devono e dovranno essere finanziati dalla spesa pubblica senza intaccare il RF; in secondo luogo perché non è dato sapere, ammesso che si utilizzi il RF per implementare i LEP, se e come questi verranno finanziati dai governi nelle successive manovre di bilancio. Ragione per la quale il disegno di legge deve per forza di cose essere un collegato alla finanziaria, cioè un provvedimento che realizzi in concreto quanto disposto dalla legge di bilancio, rimandando in un secondo momento l’attuazione e l’implementazione delle norme. In pratica si approva il disegno di legge così com’è, rinviandone la discussione dei dettagli.

E si sa: è nei dettagli si nasconde il diavolo! E nel nostro caso i dettagli valgono miliardi che verranno elargiti dalla commissione parlamentare di turno, nella quale basterà poco per ribaltare le sorti e creare parametri ad arte per indirizzare le risorse.

Sarà tuttavia il Parlamento a decidere l’operato dell’eventuale commissione e solo allora si vedrà chi, tra i parlamentari meridionali, saprà essere degno del proprio compito.

d.A.P.    

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