Sono 62, tutti di area governativa, del nord ed in orbita leghista (quando non lo sono per davvero) ed avrebbero il compito di definire i Lep. Il problema è sempre lo stesso. Come?

di Paolo Nino Catileri

Il ministro Calderoli vara la “piccola costituente” dei Lep. Si chiama Clep (Comitato per i Livelli Essenziali delle Prestazioni) ed è un’allegra combriccola a trazione nordista-leghista. La gente adatta, insomma, a compiere quella che è stata definita la “secessione dei ricchi”.

Gente adatta come chi apre i caveaux delle risorse per lo sviluppo e la coesione, anche quelle europee, da utilizzare per finanziare i Lep. Risorse che però sarebbero (a questo punto il condizionale è d’obbligo) per la maggior parte appannaggio delle aree economicamente più deboli e depresse (dicasi Sud).

Gente adatta come gli Zaia boys, fedelissimi del governatore e fan sfegatati del residuo fiscale, ben rappresentati nella combriccola del Clep insieme a tutta una serie di esponenti di area governativa e nessuno a garantire i diritti del Sud.

Non si discutono certo le competenze, piuttosto l’opportunità: come quella di nominare presidente della Commissione Tecnica sui Fabbisogni Standard, il cui compito è calcolare i fabbisogni per regioni e comuni di tutto il paese, la consulente ufficiale della Regione Veneto per l’autonomia differenziata. Un ruolo di arbitro affidato a chi “tifa” (o meglio lavora) per una delle due squadre in campo, sebbene dell’altra squadra non ve ne sia traccia.

Insomma, se la suonano e se la cantano con il Sud sotto i piedi, anche perché tutta la combriccola non potrà giungere che a due conclusioni: la prima potrebbe essere un nulla di fatto data la vastità della materia e dei fabbisogni da definire in sei mesi; la seconda potrebbe essere l’adozione dei “Lep minimi”, che condannerebbero il Sud a rimanere così com’è.  

Infatti, se prendiamo ad esempio due città come Reggio Emilia (171 mila ab.) e Reggio Calabria (180 mila ab.) vediamo che i dati basati sulla spesa storica assegnano loro per l’istruzione rispettivamente 28 e 9 milioni; per la cultura 21 e 4 milioni; per l’edilizia abitativa 54 e 8 milioni; per le politiche sociali 40 e 17 milioni ed infine 60 asili nido contro 3.

Di fronte a questi dati quali sono i reali fabbisogni standard da determinare? E come si definiscono i Lep? Se è verosimile che i fabbisogni di Reggio Calabria siano paragonabili a quelli Reggio Emilia allora si dovranno trovare risorse da mettere a bilancio per far risalire i suoi indicatori. Un concetto che fa a pugni con i 9/10 di residuo fiscale. E se per assurdo dovessero soprassedervi, i comuni del nord si ritroverebbero a dover contribuire seriamente al finanziamento dei Lep lì dove occorre applicarli, rinunciando ai privilegi ottenuti con la spesa storica che assegna loro più di quanto realmente gli spetti. È lo stesso motivo per il quale Giorgetti nel 2009 insabbiò le simulazioni Lep redatte dal MEF e da lui stesso richieste. I dati sarebbero stati “scioccanti”, ricordate?

Infine, non regge neanche la tesi di finanziare i Lep con i fondi per la coesione, siano essi nazionali o europei, dato che, per quanto riguarda il Sud, i primi sono sempre stati sostituiti dai secondi (che dovevano essere invece aggiuntivi) creando surplus per il nord (al quale difficilmente rinuncerà) e divario per il Sud (che di questo passo non sarà mai colmato, bensì ampliato).

Ecco allora spiegati i Lep minimi: il Clep decide, arbitrariamente, quale sia il livello minimo di erogazione di un servizio sotto il quale non si può andare, ad esempio i 3 asili di Reggio Calabria; chi si trova sopra manterrà quel che ha, mentre a chi si trova sotto verrà finanziato il minimo indispensabile e poi saranno affari suoi. Avranno così costituzionalizzato il divario e mantenuto per sé il residuo fiscale (e anche di più se si considerano i fondi sviluppo e coesione messi sul tavolo da Raffaele Fitto) che è il vero obiettivo del ddl Calderoli; mentre i leghisti del “globo terracqueo” potranno ancora una volta sostenere che il Sud è incapace di spendere le vangate di soldi che regalano da nord.

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