Crucchi e Bergamaschi devastano Napoli e insultano i Napoletani con cori razzisti per tutta la Città.

di Paolo Nino Catileri

Il crucco e il bergamasco, storia di una violenza annunciata. Questa potrebbe essere la sintesi dei fatti di ieri. Fatti ampiamente previsti e prevedibili e sui quali c’è stata tanta leggerezza. Non voglio, tuttavia, soffermarmi sulla cronaca. Quella l’abbiamo letta sui quotidiani e vista in televisione, al solito con le dovute distorsioni. Fa più notizia, infatti, la sassaiola dei napoletani contro i pullman che trasportavano i tedeschi, piuttosto che il precedente “giro turistico” non autorizzato per le vie della città, concesso dalle autorità all’orda barbarica che ululava “Napoli vaffanculo”. Una vera e propria offesa gratuita al popolo e alla città di Napoli condita da scontri con le forze dell’ordine e devastazioni; uno stupro autorizzato per gentile concessione di chi doveva difenderli. Del resto, non ci si poteva attendere diversamente da una “nazione” che tutela gli interessi di una sola parte di sé stessa.

Sarebbe altresì lecito aspettarsi dei seri provvedimenti da parte della UEFA e della federazione italiana rispettivamente contro gli hooligans tedeschi e bergamaschi, ma anche quest’attesa rimarrà certamente vana.

Tuttavia, la domanda da porsi ad un livello che va oltre la cronaca e le sanzioni è un’altra: cosa spinge 800 persone a spostarsi da Francoforte e Bergamo verso Napoli con il solo intento di mettere a ferro e fuoco la città? È un vero e proprio risentimento per qualcosa che “manca”, un’assenza patologica per la quale, piuttosto che porvi rimedio, si incolpa chi non ne soffre.

Mi riferisco alla cultura dell’arte, della bellezza, dell’accoglienza, della solidarietà che Napoli e i napoletani da sempre, con tutto il Sud, posseggono. Si tratta di quella propensione dell’animo al bello che genera il desiderio di conoscenza di fronte all’interezza della realtà, per comprenderla ed accoglierla in tutte le sue forme. Una cultura evidentemente assente nei soggetti che hanno violentato ieri una delle città d’arte e cultura più belle al mondo, nel suo centro storico patrimonio dell’Unesco.

Ecco perché leggere e vedere in televisione la notizia della “sassaiola napoletana” fa specie a chi ha subito un grave torto e viene accusato di una reazione che invece porta in sé il senso della difesa della propria identità che in tutti i modi la grande bruttezza razzista di una cultura violenta di stampo nazifascista tenta di cancellare.

Torna alla mente lo Shylock Shakespeariano nel suo monologo; tuttavia, noi mai, per la nostra cultura e per la nostra civiltà, potremo “andare ben oltre l’insegnamento”.  

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