Radio, televisioni, carta stampata…tutti elogiano il Mose che si attiva di notte, al solo fine di ottenere gli stanziamenti per ultimarlo.

Radio, televisioni, giornali, internet…tutti a celebrare il Mose che si è alzato anche di notte! Dov’è l’eccezionalità dell’evento? Quale la differenza nell’uso tra giorno e notte? Non è dato saperlo.

Quel che è dato sapere, invece, è che l’informazione prezzolata del Partito Unico del Nord deve celebrare un’opera faraonica che ci è costata, finora, 5,5 miliardi di euro e della quale si prevede il completamento nel dicembre 2021. Ragion per cui, per ottenere gli ulteriori stanziamenti, tutto deve funzionare a meraviglia, giorno e notte ed essere pubblicizzato a dovere.

Soprattutto non bisogna accennare ai costi lievitati di anno in anno dal 2003; non una parola sul fatto che in Europa e nel mondo ci siano esempi di dighe mobili costate poche centinaia di milioni di euro e decisamente più efficienti del Mose; men che meno si riportino alla memoria le centinaia di milioni in tangenti, fondi neri e fatture gonfiate scoperte tra il 2013 e il 2014 della Guardia di Finanza, che videro coinvolti politici e generali delle forze armate fino ad arrivare al presidente Galan. Il Mose, messo in funzione 17 anni dopo l’inizio dei lavori, deve essere l’opera emblematica dell’efficienza veneta … pagata con i soldi di tutti.

Anche e soprattutto con i soldi di quella parte di paese che ogni anno vede svolazzare oltre il 43° parallelo 64 miliardi di euro di spesa pubblica suoi, per finanziare l’efficienza altrui ed essere poi tacciata di inefficienza dagli efficienti.

Quanto ci sia costata quest’efficienza, ancora oggi resta un mistero perché un numero preciso sull’ammontare delle tangenti non c’è. E questo la dice lunga sul livello di corruzione che ha caratterizzato la storia del Mose, nel senso che le inchieste non riuscirono mai a portare alla luce tutto il giro di denaro intorno all’opera. A parlare chiaro restano i patteggiamenti degli esponenti coinvolti all’epoca: il governatore Galan, due anni e dieci mesi per corruzione continuata; l’assessore regionale alle infrastrutture Renato Chisso due anni e mezzo per corruzione; due anni per l’ex magistrato delle Acque, Patrizio Cuccioletta.

In totale nel 2014 furono 19 gli indagati che patteggiarono davanti al giudice di Venezia, mentre a Milano l’ex generale della Guardia di Finanza Emilio Spaziante e l’ex ad di Palladio Finanziaria Roberto Meneguzzo patteggiarono, rispettivamente, 4 e 2 anni e mezzo di reclusione.

È quindi evidente che se radio, televisioni e giornali, degni del proprio nome, riportassero alla memoria i fatti di cui sopra, balzerebbe immediatamente agli occhi come il Mose non sia stato altro che uno spreco di denaro pubblico; denaro che continuerà ad essere sprecato per la sua manutenzione annuale che si stima intorno ai 100 milioni.

E mentre Venezia fa l’efficiente con i soldi del Sud, le città d’arte del Mezzogiorno come Bari, Catania, Lecce, Napoli, Matera, Noto, Palermo (solo per citarne alcune) si arrangiano con le briciole.

Briciole che, rimanendo nel passato recente, rinveniamo nel decreto agosto 2020 quando il Mibact dovendo assegnare risorse per oltre 500 milioni individuò, attraverso criteri pilotati, 29 città d’arte delle quali solo 9 erano al Sud e beffò Napoli assegnandole 2,2 milioni mentre Verbania ne prese 26.

O ancora quando dovendo assegnare 103 milioni per la riqualificazione dei siti d’arte, solo 3 milioni furono assegnati al Parco e Museo Archeologico di Sibari, unico sito del Sud presente in una lista di 11 siti.

Viene da chiedersi chi sia davvero più efficiente.   

d.A.P.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

cinque × 4 =