Il governo vuole prendere due piccioni con una fava: accantonare l’alta velocità a Sud e non realizzare il collegamento con lo Jonio. Ecco come.

di Paolo Nino Catileri

La Salerno Reggio Calabria come le montagne russe. E non solo a livello orografico, ma anche economico. Perché far percorrere alla nuova linea un tracciato per gran parte lontanissimo da quella esistente, significa dover attendere più tempo per apprezzarne i benefici. Un tracciato che aumentando il percorso di 52 km (445 km totali contro i 393 della “vecchia” linea) fa anche lievitare i tempi di percorrenza.

La definizione di alta velocità prevede di raggiungere almeno i 250 km/h. A conti fatti la velocità media sui 445 km sarebbe di 150 km/h e da Salerno a Reggio Calabria ci si impiegherebbero 3 ore. Una media dovuta anche ai continui saliscendi tra costa ed interno del nuovo percorso.

Come se non bastasse il Pnrr finanzierà solo 185 km dell’opera; una distanza insufficiente a raggiungere Cosenza e che lascerebbe i passeggeri nell’entroterra della Valle del Crati, senza collegamenti decenti per proseguire il viaggio. Il resto dell’opera è su carta…e basta. Quale dunque il senso di un simile progetto?

È presto detto: non realizzarlo e con esso far decadere anche un’altra urgente necessità del Sud quale è la realizzazione di una decente linea jonica per dare al porto di Gioia Tauro una connessione anche con l’altro mare.

Prendere, insomma, due piccioni con una fava facendo lievitare i costi per tempi di percorrenza alti e non competitivi e alla fine dirottare i fondi altrove. Del resto, il governo Meloni non fa altro che parlare della rimodulazione del Pnrr e proprio per questo il ministro Fitto la prossima settimana sarà a Bruxelles per trattare le modifiche al Piano nazionale e capire quali progetti hanno bisogno di essere aggiornati.

Sarà l’occasione buona per comprendere da che parte si vuole andare. Perché in realtà un progetto per l’aggiornamento della Salerno Reggio Calabria c’è. Confermato nel DEF del 2020, perché più vantaggioso sotto il profilo economico-finanziario, coerente con l’obiettivo strategico della decarbonizzazione, rispettoso del principio di sostenibilità, immune dai rischi connessi alla sismogeneticità dei territori che dovrebbero essere attraversati dalla nuova linea. Una proposta che permetterebbe di risparmiare un po’ di miliardi da dirottare sulla linea jonica sfruttando le varianti che RFI aveva già progettato.

Ad esempio, tra Sapri e Battipaglia, attraverso la Sapri-Ogliastro, si “porterebbe” facilmente l’alta velocità fino in Calabria velocizzando i tratti esistenti sui quali già si viaggia a 180 km/h e realizzando delle varianti “puntuali” nei pochi tratti con curve dal raggio stretto.

Tutto ci porta quindi ad una facile conclusione: con la scelta che si è fatta l’alta velocità arriverà a Reggio Calabria (se arriverà) nel 2050, mentre ammodernando e adeguando l’attuale line con varianti puntuali il tutto si risolverebbe in pochi anni.

È la differenza tra la politica per i territori e quella bottegaia che si impone sulla logica, oltre che sulla tecnica.

(Si ringrazia Roberto Di Maria per la puntuale e competente consulenza)

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