La salma di Vittorio Emanuele III di Savoia è stata trasportata, da un C 130 dell’Aeronautica Militare, da Alessandria d’Egitto fino in Piemonte per essere tumulata nel Santuario di Vicoforte accanto alla moglie Elena. Nato a Napoli nel 1869, Vittorio Emanuele Ferdinando Maria Gennaro di Savoia, principe di Napoli, porta con sé già nel nome il subdolo insulto (promosso come segno e volontà di unità nazionale) che i Savoia fecero ai legittimi Re di Borbone chiamandolo appunto Ferdinando Maria Gennaro e conferendogli il titolo di Principe di Napoli.

Regnò sull’Italia dal 1900 al 1946 quando, nel maggio, abdicò per il figlio Umberto I alla vigilia del referendum che sancì la vittoria della Repubblica sulla Monarchia. Verrebbe da dire “chi di spada ferisce, di spada perisce”. Eh sì, perché se i plebisciti per l’annessione furono sostanzialmente dei brogli, si “vocifera” che lo fu anche il referendum del giugno 1946!

Tuttavia il rientro della salma in Piemonte non è stato immune dalle polemiche. Dalle comunità ebraiche che rimproverano e non perdonano al Savoia la mancata opposizione all’ascesa del fascismo in Italia (determinante fu la sua volontà di non firmare lo stato di assedio proposto dal liberale Facta durante la marcia su Roma affidando poi a Mussolini la formazione del governo) e l’avallo delle leggi razziali, ai partigiani che dopo l’8 settembre con l’esercito italiano allo sbando e il re incapace di riprenderne le redini, rifugiatosi prima a Pescara, poi a Brindisi, dovettero organizzare la resistenza contro i fascisti e i tedeschi. Di fatto per loro rientra in Italia la salma del sovrano che li ha traditi due volte e contro il quale hanno votato insieme ai padri fondatori della Repubblica nel giugno 1946.

Tutto vero! Ma i morti sono morti e come titolava Arthur Schnitzler, un suo famoso racconto, “I morti tacciono”.

La vicenda surreale sta invece, a mio modesto avviso, nel fatto che la salma sia ritornata in Italia con un volo di stato che tuttavia il Quirinale si è affrettato a dichiarare pagato dagli stessi Savoia.

Ma allora perché un C 130 dell’Aeronautica e non un volo privato? Perché i Savoia si sono rivolti al Ministero della Difesa per noleggiare un aereo? Con quali prerogative? Forse che i voli militari sono ancora più economici dei low cost? Davvero il Presidente della Repubblica crede che siamo tanto ingenui?

E ancora più surreali sono le affermazioni dell’avvocato dei Savoia Dalmasso che parla di damnatio memoriae: “Si è messo fine così ad una incivile damnatio memoriae che pretendeva ormai solo l’esilio per i morti, posto che i vivi sono da tempo (come è giusto) liberi di vivere in Italia. La storia non si può cambiare e non inganna, purché sia libera dai condizionamenti di parte oggi in Italia ancora troppo presenti”. Il bue che dà del cornuto all’asino!

Se, a parere di Dalmasso, in questo modo, dopo 70 anni, si è posta fine alla damnatio memoriae dei Savoia, c’è chi attende ancora che si ponga fine a quella ancora più incivile dei Borbone nella storia dell’occupazione piemontese chiamata unità! Inoltre ha ragione, l’avvocato, quando afferma che la storia non inganna e ha torto quando dice che non la si può cambiare: della storia non si cambiano i fatti, ma ne si possono manipolare le cause, i contenuti e gli eventi a favore di una parte o dell’altra come è accaduto per il cosiddetto risorgimento italiano stravolto dai vincitori per farne un elogio di massoni e re usurpatori a loro affiliati. La storia, quella vera, invece, non inganna colui che ricerca con dedizione e dovizia di particolari e al quale, attraverso siffatta ricerca,  la verità gli si dipana davanti agli occhi.

Infine nessun condizionamento di parte vige in Italia nei confronti di Vittorio Emanuele III: di fatto egli nulla fece per arrestare l’ascesa di Mussolini né prima né durante né dopo!

Mentre diversa è la prospettiva dei Borbone  per i quali a partire da Gladstone che li definì (senza mai averli conosciuti e parlando della dinastia più cattolica nell’Europa dell’epoca) “La negazione di Dio in terra eretta a sistema di governo”, nulla è cambiato da 156 anni a questa parte, specialmente nei libri di storia delle nostre istituzioni scolastiche.

Ecco perchè, in barba a tutte le chiacchiere e a coloro che vorrebbero i Savoia sepolti addirittura al Pantheon, io questa sera andrò a far visita alla tomba di Ferdinando e di Francesco suo figlio e relative consorti a Santa Chiara. Noi abbiamo la fortuna di averli a Napoli, perché regnanti che hanno fatto del bene al loro popolo e contro di esso mai si sono macchiati di alcun crimine. La storia non inganna!

d.A.P.             

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