Angelo Manna, acerrano classe 1935. Missino atipico di indole anarchica; grande oratore dal carisma dissacratorio, schietto e appassionato. Con i tempi che corrono, il Sud necessita di un uomo della sua levatura per alzare la voce contro i continui soprusi dei governi italioti-sabaudi che ora vogliono approvare in gran segreto, e limitando il potere parlamentare, il regionalismo differenziato. Non è nostalgismo: è una fervida speranza!

“Ma tu, per il Mezzogiorno, lo daresti il pisello?”. Così esordisce Angelo Manna nel primo Congresso Generale del Fronte del Sud il 28 aprile 1992. Domanda scabrosa da porsi ai tanti parlamentari meridionali contemporanei che affollano gli scranni di Senato e Camera (quote rosa incluse, a costo di essere misogino!). Cosa direbbe l’onorevole (lui sì!) Manna della situazione che stiamo vivendo ai giorni nostri? Cosa penserebbe di un Movimento 5 Stelle che il 4 marzo (caso vuole sia la stessa data del suo appassionato intervento alla Camera dei Deputati con il quale denunciò gli efferati crimini sabaudi e le falsità storiche sull’unificazione) ha fatto il pienone al Sud, salvo poi cedere a Salvini e alla Lega, a Manna tanto invisa, lo scettro del comando? Con quali parole avrebbe definito le vicende ILVA, TAP, TAV, ma soprattutto l’adveniente Autonomia Regionale che spezza le reni a tutto il meridione e sul quale pone una pietra tombale? Posso solo immaginare, neanche supporre! Utilizzerebbe sicuramente un aggettivo tale da rendere inequivocabilmente la porcata che si sta consumando, nel silenzio assordante degli organi di informazione, a Roma, in quel parlamento che dovrebbe rappresentarci nei nostri interessi, ma che puntualmente, e come sempre dal 1861 in poi, ci svende alla ragion nordica per il misero tornaconto personale. E a poco sembrerebbero valere gli appelli accorati di personaggi del calibro del prof. Viesti, di Marco Esposito, di Isaia Sales, di Adriano Giannola, degli industriali meridionali. Le trattative proseguono in gran segreto tra la ministra Stefani, leghista, e la controparte lombardo-veneta, pure leghista, e non ci è dato sapere del resto.

E la segretezza sulle trattative circa il testo della legge, è ancor più dannosa per il Sud se si considera il ruolo marginale riservato in materia al Parlamento. Per i prossimi 10 anni: approvare o non approvare.

È cosa loro!”, direbbe forse Manna, confermando, oggi, ciò che lui aveva sempre denunziato: Vittorio Emanuele e Tore ‘e Crescienz sono i veri padri della patria! L’usurpatore e la camorra. “Noi abbiamo oggi la stessa configurazione storica, con i nomi cambiati, ma con le situazioni ripetute, consolidate” ebbe a dire quel 28 aprile. E il 28 aprile può senz’altro essere adesso! L’usurpatore Salvini che vuole tenere tutto per sé, derubando a chi tenta di costruire con fatica, e la malavita, oggi più che mai di stato, che tratta in segreto con l’acquiescenza degli usurpati imbelli Cinque Stelle.

E la segretezza sulle trattative circa il testo della legge, è ancor più dannosa per il Sud se si considera il ruolo marginale riservato in materia al Parlamento. Per i prossimi 10 anni: approvare o non approvare. Nessuna discussione, nessun emendamento, nessun confronto nelle aule: curnut’ e mazzìat’! Anticostituzionale relegare il Parlamento a mero ratificatore? No, se si considera l’equivoco sul quale la Lega ha costruito la sua subdola spinta verso le autonomie: la legge Calderoli! Senza l’approvazione della quale, attendiamo da ben 10 anni, i LEP restano carta straccia!

“Bossi sta contro il sud… Bossi riuscirà nel suo intento. Se non ci riuscirà formalmente, ci riuscirà nella sostanza. Lui si lamenta del fatto che i soldi dell’intervento straordinario e di quello ordinario arrivino qua e si sperdano tra mille rivoli. Lui si lamenta di una sola cosa: lui si lamenta del fatto che i soldi che arrivano qua, se li prendono sempre i concorrenti dei suoi finanziatori. Lui vuole il cambio della guardia, così come lo volevano gli antifascisti”. On. Angelo Manna.

Un disegno politico, quello leghista, congegnato ad arte nel totale disinteresse dei parlamentari meridionali. Il presidente della Campania De Luca sembra essere indifferente al suo segnato destino; De Magistris pensa solo alle europee, ed è paradossale che a scagliarsi contro il regionalismo differenziato sia il sindaco di Milano, Sala; il quale però agisce nel suo personale interesse, ovvero quello di non vedere, in un prossimo futuro, la città metropolitana di Milano soggiogata dai super poteri regionali. Manna fu profeta di questa situazione quel 28 aprile: “Bossi sta contro il sud… Bossi riuscirà nel suo intento. Se non ci riuscirà formalmente, ci riuscirà nella sostanza. Lui si lamenta del fatto che i soldi dell’intervento straordinario e di quello ordinario arrivino qua e si sperdano tra mille rivoli. Lui si lamenta di una sola cosa: lui si lamenta del fatto che i soldi che arrivano qua, se li prendono sempre i concorrenti dei suoi finanziatori. Lui vuole il cambio della guardia, così come lo volevano gli antifascisti”. Il nord, in affanno, vuole allungare ulteriormente la sua mano sul Sud agonizzante per distruggerlo definitivamente. Vuole accaparrarsi le ultime sue risorse per sopravvivere ancora un po’, parassitariamente, in attesa di giorni migliori! Vuole, appunto, il cambio della guardia con i partiti tradizionali e con i Cinque Stelle. E ci sta riuscendo 27 anni dopo, con il contributo di coloro che a questo cambio dovrebbero opporsi! Ci sta riuscendo perché “i concorrenti dei finanziatori della Lega” sono la malavita organizzata e, come Vittorio Emanuele prima e la Repubblica poi, Salvini si è comprato la camorra, la mafia e la ndrangheta.

“Finché noi siamo costretti a consumare, la nostra economia sarà esposta al rischio di essere azzerata, di essere travolta, con le conseguenze immaginabili, da questa malattia della europeizzazione”. On. Angelo Manna

Manna e suoi si “meravigliavano”, ma non troppo, che l’on. Alfredo Vito, esponente Dc protagonista di un vorticoso giro di mazzette nell’ambito dei grandi appalti comunali nel napoletano, prendesse 106 mila voti di preferenza personale; caro onorevole, anche noi oggi ci meravigliamo, ma non troppo, che la Lega prenda voti nel Meridione: tu lo avevi già previsto! Avevi già denunziato a voce alta che il malaffare siede in parlamento e oggi anche in Europa. E dell’Europa avevi previsto la sua voracità nei confronti di una economia, quella italiana, divisa tra chi produce, il nord, e chi consuma, il sud: “Finché noi siamo costretti a consumare, la nostra economia sarà esposta al rischio di essere azzerata, di essere travolta, con le conseguenze immaginabili, da questa malattia della europeizzazione”. La malavita è arrivata anche a Bruxelles dove i franco-tedeschi ne hanno ben compreso le caratteristiche! Basti guardare alla vicenda Alstom-Siemens della quale Il Borbonico si era occupato a margine di un articolo: il governo europeo di stampo Franco-Nazi-Tedesco di fronte allo stop dell’antitrust alla fusione dei due colossi ferroviari, vuole cambiarne le regole! E ci riusciranno! Come è riuscito Salvini ad introdurre nel decreto semplificazioni, approvato oggi alla Camera, che gli stessi vantaggi fiscali di cui godranno le ZES siano estesi ai porti del nord. Il Sud, quindi, perde il suo vantaggio: ed è facile immaginare un ricatto della Lega nei confronti dei Cinque Stelle i quali, per avere le ZES al Sud, hanno dovuto cedere ad estenderle anche al nord. Ecco questo è il metodo e tu, onorevole, lo avevi descritto bene: “Oggi è la mentalità camorrista quella vincente. Ed è vincente dappertutto! […] o sei disposto al compromesso o non c’è nulla da fare”.

Egregio ministro del lavoro, se alla Campania spetteranno due miliardi dal suo reddito di cittadinanza, essa ne perderà molti di più attraverso l’autonomia differenziata!

Perché? Perché il Sud continua a piegarsi? Perché i suoi rappresentanti cedono al compromesso davanti all’arroganza degli usurpatori? Perché, sono parole tue caro onorevole, il conquistatore, ladro e assassino, ha trasferito il suo complesso di inferiorità in noi tale per cui “Noi portiamo ancora il marchio di vinti sulle nostre carni!”. È per questo marchio che Di Maio si è metaforicamente ritirato a Gaeta subendo le cannonate leghiste che gli hanno portato via l’8% dei voti. È per questo marchio che ha fatto male i conti sul regionalismo e sul reddito di cittadinanza: perché, egregio ministro del lavoro, se alla Campania spetteranno due miliardi dal suo reddito di cittadinanza, essa ne perderà molti di più attraverso l’autonomia differenziata! Forse che lei crede di poter vivere sui voti della povera gente? Governare il paese, caro ministro, è ben altra cosa che elargire sussidi. E glielo dice uno che è a favore del reddito di cittadinanza, che va fatto! Tuttavia non vendendo l’anima degli stessi che ne usufruiranno; perché così lei dimostra soltanto di non aver capito il Sud, di non aver capito le potenzialità della sua terra. Dimostra di essere lei per primo a portare nella mente e nel cuore il marchio del vinto!

E non è un piangerci addosso l’opposizione al regionalismo; anzi è la rivendicazione solenne di un popolo, di una terra, di Uomini che si sono stancati “di essere sostentati straordinariamente da una Repubblica della quale dobbiamo essere parte!”. Ne abbiamo il sacrosanto diritto! Altrimenti del Sud resterà soltanto una commemorazione come quella che ogni anno il 13 febbraio si tiene a Gaeta! Se lei è incline alle commemorazioni, egregio ministro Di Maio, io non lo sono!Non lo sono mai stato! E mai lo sarò! Io sto con la Regione Calabria che il 30 gennaio scorso, unica nel Sud, ha approvato all’unanimità una risoluzione che denuncia ad alta voce “conseguenze gravi in termini di mancata garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni a favore delle altre regioni italiane”. Tutte! Denuncia ad alta voce il possibile verificarsi di “profili allarmanti sul versante della potenziale lesione di principi fondamentali dell’ordinamento costituzionale, tra i quali l’uguaglianza di tutti i cittadini (art. 3) e l’unità e indivisibilità della Repubblica (art. 5); io sto con la Calabria unica, al Sud, a chiedere “un’ampia partecipazione per un regionalismo solidale e un coordinamento tra le regioni del Sud”; io sto, infine, con la Calabria che ha le palle per diffidare il governo a non trasferire “poteri e risorse ad altre regioni sino alla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale” come prevede l’art. 117 della Costituzione.

Caro onorevole Manna, tu, i calabresi, li avresti definiti pazzi da seguire perché “quando il pazzo è pazzo veramente, allora il pazzo è splendido. Perché ha sempre un carisma particolare, è affascinante il pazzo! Ma quando il pazzo è scemo, non bisogna proprio prenderlo in considerazione”.

Abbiamo bisogno di uno come te, caro onorevole, di un uomo geniale perché “la preoccupazione del genio è ben altra. È quella di giovare all’universo” cioè a tutti indistintamente affinché “tutti insieme si possa scongiurare il pericolo di una catastrofe: quella che l’Europa perda la civiltà meridionale e quella che i nostri figli e i nostri nipoti si ritrovino come tanti alberi sospesi nel vuoto”. On. Angelo Manna

La nostra terra ha bisogno di pazzi, pazzi veramente, non di pazzi scemi, perché “Noi abbiamo una forza dentro e dobbiamo solo ridestarla: è la forza della nostra civiltà e soprattutto è la forza della nostra ragione” che potrà farci “operare non in nome di un partito, non in nome di un movimento, ma in nome di qualche cosa di più: di casa nostra, di un’idea, di un credo”. Abbiamo bisogno di uno come te, caro onorevole, di un uomo geniale perché “la preoccupazione del genio è ben altra. È quella di giovare all’universo” cioè a tutti indistintamente affinché “tutti insieme si possa scongiurare il pericolo di una catastrofe: quella che l’Europa perda la civiltà meridionale e quella che i nostri figli e i nostri nipoti si ritrovino come tanti alberi sospesi nel vuoto”.

Ministro Di Maio, onorevoli parlamentari del Sud, permettete una domanda: voi, per il Mezzogiorno, lo dareste il pisello?

d.A.P.

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